
Siepi campestri e biodiversità
10ott2024

Le siepi campestri sono un habitat chiave nei paesaggi agricoli, per le molteplici funzioni ecologiche, agronomiche e culturali. Il nostro studio progetta siepi campestri per aziende agricole e agriturismi. Conosci le loro potenzialità?
Le siepi campestri nelle aree agricole e naturali sono una risorsa vitale per mammiferi, uccelli e specie di insetti. Oltre ad essere un habitat importante di per sé, fungono da corridoi ecologici per la fauna selvatica, consentendo il movimento tra habitat isolati.
Le siepi campestri vengono realizzate con piante di specie autoctona, alberi ed arbusti, coerenti con le caratteristiche edafiche ed ecologiche del territorio, privilegiando cenosi miste anche per potenziare l’azione di rimozione degli inquinanti atmosferici.
Siepi campestri di specie autoctone per sostenere e migliorare la biodiversità
Siepi campestri costituite da specie autoctone, come il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), il nocciolo (Corylus avellena), il corniolo (Cornus sanguinea) e l’acero campestre (Acer campestre) forniscono riparo e cibo a molte più specie di insetti e animali rispetto alle piante non autoctone come, ad esempio, il ligustro di origine giapponese, (Ligustrum ovalifolium), o conifere come il Cipresso leylandii (Cupressocyparis Leylandii).
Più una siepe è diversificata nella composizione, più biodiversità è probabile che sostenga, grazie alla diversità dei tempi di fioritura, fruttificazione e forma.
Un aspetto importante del valore aggiunto delle siepi campestri rispetto alla biodiversità è legato alla presenza di necromassa. Le siepi campestri più vecchie contengono una grande quantità di legno morto e materiale organico che possono fornire un habitat prezioso per molti invertebrati (che a loro volta attireranno predatori come pipistrelli, toporagni e uccelli) e una copertura per piccoli mammiferi.

Biodiversità e impollinazione: le siepi campestri amiche delle api
Le siepi e le bordure fiorite lungo i campi coltivati supportano gli insetti impollinatori durante l’anno. E’ quanto emerge dal progetto Pan europeo Poshbee al quale partecipa come partner italiano Coldiretti, sui fattori di stress che incidono sulla salute delle api.
L’impollinazione è uno dei fenomeni naturali più importanti al mondo. Api, vespe, mosche, scarabei, farfalle, falene, persino uccelli e mammiferi: moltissimi animali contribuiscono alla distribuzione del polline, un “servizio” che negli ultimi decenni sta però perdendo sempre più efficacia man mano che gli habitat naturali vengono distrutti e sostituiti da aree agricole o urbane.
Insetti quali api, farfalle e mosche sirfidi sono considerati impollinatori poiché, spostandosi da un fiore all’altro per nutrirsi, aiutano le piante a produrre frutti e semi. Alcuni di questi impollinatori stanno diminuendo, e una delle cause di questo declino è la distruzione di habitat naturali, a cui è legata anche la diminuzione dei fiori che gli impollinatori usano come risorsa. In paesaggi agricoli, i margini dei campi coltivati (incluse le bordure fiorite dei campi e le siepi) costituiscono un elemento semi-naturale, in grado di supportare le comunità di insetti impollinatori, in quanto fonte di cibo. In ambienti agricoli, anche le fioriture di massa dei campi (abbondanti, ma di breve durata) potrebbero costituire una fonte di cibo.

La fine del periodo di fioritura di questi campi, però, può causare lacune nutrizionali per gli insetti impollinatori. Le fioriture delle siepi e delle bordure ai margini delle coltivazioni, diventano quindi importanti per sostenere gli insetti al di fuori del periodo di fioritura dei campi coltivati.
Con l’aumento delle temperature, inoltre, le siepi campestri diventano rifugio per molti impollinatori alla ricerca di un nuovo habitat naturale.
Il nostro studio progetta e segue anche le attività di realizzazione e gestione di siepi campestri per aziende agricole, aziende agrituristiche, ecc.. con valorizzazione dei servizi ecosistemici erogati.